ZIP – azioni di cerniera, è un progetto di mediazione culturale e orientamento legale per i detenuti stranieri del carcere di Bari. ZIP nasce da una collaborazione tra l’ARCI Bari, la Direzione della Casa Circondariale e il Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Tra gli obiettivi di ZIP c’è il miglioramento della vita dei detenuti stranieri, la loro integrazione in varie attività e la facilitazione della comunicazione della comunicazione di varie istanze di carattere socio-assistenziale-sanitario
Attualmente, ZIP è alla sua seconda edizione e prevede attivazioni di cerniera tra l’area socio educativa e i detenuti. Tra le varie attività sono presente momenti di mediazione linguistica, culturale e interculturale; momenti di supporto etno-psicologico; formazione specifica in ambito immigrazione per il personale; momenti di orientamento al lavoro; riconoscimento dei titoli di studio e professionali. Questo permette ai detenuti di poter esprimere le proprie difficoltà e le proprie necessità spesso non comprese sia per la difficoltà linguistica sia per le differenze culturali, attivando un percorso di fiducia verso le istituzioni.
Atri interventi possono consistere nel richiedere la protezione internazionale o altre procedure burocratiche, nonché nel provare ad accorciare la distanza culturale insita nelle problematiche di comunicazione o comprensione.
Il progetto si dota di un gruppo di monitoraggio composto da un referente dell’ufficio del Garante, due referenti della Direzione e/o dell’Area trattamentale dell’Istituto penitenziario e due referenti dell’Arci.
L’equipe di ARCI Bari incontra individualmente tutti gli stranieri per costruire una base di confronto; e si attiva spesso in determinate situazioni di maggiore fragilità quando queste vengono segnalate dagli assistenti sociali o dai detenuti stessi con una domanda specifica.
“L’impatto del progetto è molto positivo” parla l’avv. Daniela Martino, responsabile di ZIP per ARCI Bari “C’è stato un effetto migliorativo sulla vita degli stranieri in carcere – che costituiscono una buona porzione del totale dei detenuti nella casa circondariale – e anche come sostegno ai circondariali stessi. La prima sfida per l’equipe è spesso far comprendere le motivazioni dello stato detentivo per reati che possono non essere gli stessi in ordinamenti giuridici differenti, e quindi questo serve a migliorare la comprensione del percorso che devono svolgere. Il ruolo della mediazione culturale nella qualità della vita del detenuto è fondamentale, e per questo la nostra equipe è preparata ad interfacciarsi con più di 20 nazionalità, parlando quasi 10 lingue differenti”