Di fronte all’ennesimo malcelato tentativo di privatizzazione e di aziendalizzazione della scuola pubblica, contenuto ne “La Buona Scuola” del governo Renzi, la più grande associazione culturale italiana non può che sostenere l’urlo di protesta di milioni di studenti, docenti e personale ATA. Consentire l’ingresso dei privati nelle nostre scuole pubbliche, templi laici del sapere e della crescita delle giovani generazioni, non può e non deve rappresentare la strada giusta per ovviare alla mancanza di risorse statali. Al tempo stesso l’esasperazione della figura manageriale dei presidi, con potere di valutazione e sanzione nei confronti dei docenti, mina la libertà di insegnamento e la pacifica convivenza tra insegnanti e alunni.
Sul versante universitario le problematiche si fanno più pressanti, visto l’elevato costo di libri, alloggi e trasporti. La riduzione del 17% in dieci anni del numero degli iscritti ai corsi universitari non può limitarsi ad un fenomeno demografico: mentre in alcuni paesi europei si azzerano le tasse universitarie, da noi l’università costa caro; i fondi per il diritto allo studio e i servizi subiscono tagli, il numero chiuso crea una barriera all’accesso in modo scientifico ed indiscriminato e, di conseguenza, i soggetti più deboli si arrendono di fronte a quello che diventa più un ostacolo che un trampolino di lancio per il proprio futuro.
Crediamo che il Governo, impegnato nelle ultime ore ad infliggere un altro duro colpo al mondo del lavoro, debba invece preoccuparsi di investire in cultura, istruzione e ricerca, creando le basi solide per rilanciare il nostro paese e ridare speranza al futuro di centinaia di migliaia di giovani costretti ad una condizione di assoluta precarietà materiale ed esistenziale.
L’elevatissimo numero di “fughe” all’estero dei nostri ragazzi ne è una conseguenza tangibile, una realtà di fronte alla quale non è più possibile tacere. L’Arci ha un punto di vista privilegiato, i circoli, una finestra sul mondo giovanile e studentesco.Proprio nelle nostre “basi” ogni giorno assistiamo impotenti alla partenza di decine di soci che per motivi di lavoro o formazione sono costretti a lasciare la nostra Puglia e il Mezzogiorno per approdare in porti migliori anche della stessa Unione Europea.
Per queste ragioni, raccogliendo lo slogan dell’Unione degli Studenti, Link e Rete della Conoscenza, l’Arci Puglia “#entrainscena” per sostenere le mobilitazioni studentesche e unendosi oltre che alle richieste di maggiori investimenti per scuola, università e ricerca, anche a quelle di sostegno diretto al reddito per precari, soggetti in formazione, artisti, lavoratori dello spettacolo.
Speravamo che vent’anni di belusconismo fossero il peggio che potesse capitare al mondo dei saperi, del lavoro e del welfare ma evidentemente il meglio dipende solo dalla nostra capacità di lotta che, a partire da questo autunno, non faremo mancare in tutti i grandi momenti di mobilitazione collettiva.