Più di 5mila. È il dato drammatico registrato al termine dell’anno 2016. Si tratta dei migranti morti nel tentativo di traversare il Mar Mediterraneo che, lo si dice ormai da tempo, assume sempre più la forma del più grande cimitero del mondo. Solo l’anno prima il bilancio fu di 3771, il che evidenzia un incremento tragicamente significativo.
Numeri, si parla di numeri. Non rendendosi conto che dietro ogni unità c’è un essere umano perito per cercare condizioni accettabili ed una vita dignitosa, opportunità per sé e per la sua famiglia dalla quale spesso è costretto a dividersi. Uomini, donne e bambini morti affogati, non numeri. E anche se riescono a raggiungere le sponde europee non trovano certo ciò che si aspettano, ciò che hanno sognato con quella speranza così forte ed intensa che solo la disperazione ti può portare ad avere. Basterebbe questo: mettersi nei loro panni, guardare il mondo attraverso i loro occhi per capire ciò che hanno dovuto sopportare, toccare la loro sofferenza, immedesimarsi nella voglia di riscatto dalle ingiustizie subite; comprendere cosa vuol dire oltrepassare il crinale e giungere all’estrema decisione di mettere a rischio la propria vita e quella dei propri cari pur di fuggire. “Partendo sarei potuto morire, ne sono consapevole. Ma rimanendo sarei morto sicuramente”, l’ammissione di coloro che ce la fanno.
I numeri servono però a comprendere meglio il fenomeno, conoscerne la portata, dare gli strumenti per discernere tra ciò che è vero e ciò che non lo è, tra quello che è esperienza reale, vita vera, e ciò che viene strumentalmente raccontato per alimentare un clima di intolleranza divenuto oramai insopportabile. Solo una settimana fa, Matteo Salvini inneggiava alla ‘pulizia di massa’. Un termine che fa rabbrividire, che ricorda i tempi più oscuri della storia europea. Un’epoca che si pensa lontana, superata, che si crede non possa più tornare, anche se i campanelli d’allarme sono tanti: da Trump in America ad Orbán in Ungheria, da Le Pen in Francia a Nuttall nel Regno Unito. Abbiamo il dovere storico di vigilare, di arginare e respingere i rigurgiti xenofobi e fascisti che provano ad attecchire lì dove c’è il disagio, alimentandosi della rabbia. Abbiamo il dovere di organizzare la diserzione della guerra tra poveri, di unire ciò che il capitalismo ha diviso, di ‘Restare umani’, per ricordare una cara espressione di Vittorio Arrigoni.
Quale invasione?
Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), sono arrivati via mare in Europa oltre 1,8 milioni di migranti tra il 2008 e settembre del 2016. Anche se queste persone fossero ancora tutte in Europa (e sappiamo che non è così), rappresenterebbero solamente lo 0,36% della popolazione europea. In
particolare, in Italia, i migranti arrivati nel medesimo periodo sono stati 625.734; nulla a confronto dei 61 milioni della popolazione nazionale.
Dei 59,5 milioni di profughi registrati dall’UNHCR alla fine del 2014, solo 1,5 milioni sono stati accolti in Europa, una frazione piccolissima rispetto al totale. Basti pensare che Turchia e Libano insieme ne accolgono il doppio.
Sempre grazie alle stime dell’UNHCR, scopriamo che tra i primi otto Paesi con più profughi procapite non ce n’è neanche uno europeo. L’Italia accoglie circa un profugo ogni mille, molto al di sotto di Paesi come la Svezia, che ne accoglie quasi 15 ogni mille, o la Germania e la Francia che ne accolgono più di 3 ogni mille. Senza contare che, in Medio Oriente, il Libano accoglie circa 1,1 milioni di profughi (un quarto della popolazione del Paese) e la Giordania 664mila profughi (cioè 90 ogni mille abitanti).
‘Aiutiamoli a casa loro!’ tuonano talvolta taluni. Probabilmente non sanno che nel 2011 il Governo italiano (sostenuto proprio dall’asse Popolo della Libertà – Lega Nord) ha operato un taglio del 45% ai fondi destinati alla cooperazione e allo sviluppo, stanziando effettivamente 179 milioni di euro, la cifra più bassa degli ultimi 20 anni. L’Italia destina a questo ambito lo 0,2% del PIL collocandosi agli ultimi posti per stanziamenti tra i Paesi occidentali; ciò denota chiare scelte politiche. Non dimenticando del resto che ‘casa loro’ spesso è stata rasa al suolo da una bomba prodotta dagli stessi Paesi occidentali.
Ma da dove provengono migranti e rifugiati che arrivano in Italia? Secondo l’UNHCR i Paesi più rappresentati negli sbarchi avvenuti nel 2016 sono la Nigeria (21%) e l’Eritrea (12%). Si può perciò affermare che il flusso di migranti in fuga dalla Siria si sia arrestato; ma non è di certo cessato quello di chi fugge da conflitti o gravi violazioni dei diritti umani.
Le incursioni del gruppo terroristico Boko Haram sono le principali responsabili dell’emigrazione dalla Nigeria, un Paese in cui solo nel 2015 sono state registrate quasi 11mila morti violente. L’intero territorio nazionale è caratterizzato da un clima di violenze diffuse ed indiscriminate a causa dei conflitti armati.
L’Eritrea è dominata da un ventennio dalla dittatura di Isaias Afewerki; oltre alla mancanza di libertà civili e politiche, tra le cause della fuga c’è il servizio militare obbligatorio sia per gli uomini che per le donne, dai 17 anni e di durata potenzialmente illimitata.
La maggior parte dei flussi migratori diretti in Italia ha quindi origine nel continente africano ed è spinta da evidenti fattori di instabilità politica e sociale. Ad ulteriore conferma che, ad oggi, non si è aperta nessuna nuova rotta dal Medio Oriente verso l’Italia, c’è la provenienza delle imbarcazioni: nel 2016 ben l’82% dei migranti è partito dalla Libia.
La maggior parte degli stranieri in Italia sono cristiani oppure atei, solo in piccola parte professano l’Islam.
Nel 1993 i musulmani in Italia erano circa 318mila su un totale di circa un milione di stranieri, dunque meno di un terzo della comunità immigrata. Nonostante le trasformazioni geopolitiche ed i cambiamenti nella composizione dei flussi, da allora la situazione non è cambiata molto. Nella redistribuzione complessiva delle credenze religiose in Italia, non è cresciuta quella musulmana.
Basta leggere i dati demografici italiani per scoprire che, mentre la popolazione straniera è passata dall’1,7% all’8,2% nel 2014, i musulmani sono passati dallo 0,5% al 2,6% della popolazione. Ciò vuol dire che la loro crescita è proporzionale a quella totale degli stranieri in Italia. L’anno scorso, tra i migranti nel nostro Paese, il 32,9% era musulmano a fronte di un 53,9% di cristiani.
Negli ultimi venti anni il fenomeno migratorio ha subito un incremento in tutto il mondo. La presenza di stranieri in Italia è aumentata, la delinquenza no. La percezione distorta che si ha del fenomeno deriva probabilmente dal fatto che si considerano tra i reati degli stranieri quelli degli irregolari che all’87% sono accusati di reato di clandestinità, reato introdotto nel 2009, che consiste semplicemente nell’aver messo piede sul suolo italiano. Altro elemento di distorsione della percezione generale è la modalità con cui i media d’informazione generalista (e non) riportano le notizie. Se giornali e telegiornali specificano la nazionalità di chi commette un reato solo nel caso in cui non sia italiana, a lungo andare, anche in maniera inconsapevole, si introietterà la falsa verità che gli stranieri delinquono. Basti pensare all’intolleranza violenta ed indiscriminata che si scatena ogni qual volta un migrante compia un reato. Ma i migranti nei fatti delinquono meno degli italiani: i dati dicono che negli ultimi 10 anni le denunce contro gli italiani, a fronte di una diminuzione della popolazione, sono aumentate del 28%; nello stesso periodo, a fronte di una popolazione immigrata più che raddoppiata, le denunce sono invece calate del 6%.
Un altro quesito che può facilitare la comprensione della portata del fenomeno migratorio è: quanti sono invece gli italiani all’estero? Sono più dei migranti che arrivano in Italia. Nel 2015, per la prima volta dopo molti anni, la stima degli italiani espatriati ha superato quella degli stranieri registrati all’anagrafe italiana; nel 2014 le due cifre si equivalevano.
Secondo il Dossier statistico immigrazione 2016, gli stranieri residenti in Italia sono 5.026.153, l’8% della popolazione. Dall’altra parte, nel 2015 gli italiani migrati all’estero ha toccato quota 5,2 milioni, per un saldo negativo di circa 200mila.
Non c’è alcuna invasione.
Luca Ruggiero – ARCI Brindisi