Lo scorso 25 novembre abbiamo incontrato l’On. Titti De Simone, consigliera del Governatore Michele Emiliano per l’attuazione del programma, per discutere di Reddito di Dignità e del DDL già approvato dalla Giunta Regionale della Puglia.
Il Comitato Regionale ARCI della Puglia, subito dopo l’approvazione del DDL, ha preferito darsi il tempo di una riflessione prima di giungere ad una sintesi delle opinioni e delle proposte possibili a partire dalla conoscenza diretta che il nostro tessuto ha, attraverso le proprie basi associative ed i propri Comitati Territoriali, della terrificante questione della povertà assoluta.
Abbiamo perciò prodotto un documento che contiene apprezzamenti ma anche i dubbi, sottolineando gli aspetti a nostro parere poco convincenti e perciò perfettibili. Non si tratta di un semplice esercizio di critica, pur legittimo, bensì della volontà di ottenere il massimo risultato possibile, in termini di contrasto alla povertà, a partire da questa scelta del governo regionale.
Di questo abbiamo discusso durante un incontro franco ed indirizzato al merito delle questioni.
Abbiamo avuto modo di esprimere le nostre perplessità con serenità e sapendo di essere ascoltati.
Abbiamo ribadito che siamo e saremo vigili, attenti, perché non possiamo assolutamente correre il rischio che l’attenzione all’inclusione sociale possa essere anche solo percepita come un mero slogan.
Ci siamo lasciati con un impegno importante: dare corpo all’intuizione che nell’art.1 del DDL crea uno spazio di protagonismo per chi può svolgere un ruolo chiave nell’attuazione di dispositivi di questo genere: il mondo della promozione sociale e più in generale del terzo settore. Lo faremo attraverso la sottoscrizione di un protocollo di intesa per il quale ci si mette da subito a lavoro con tutte le competenze e le energie di cui siamo capaci.
Ci siamo infine dati appuntamento per un momento di formazione sul tema da realizzare in Puglia insieme ad ARCI Nazionale, a ribadire che il respiro delle politiche di contrasto alla povertà non può essere semplicemente quello regionale.
Davide Giove
Presidente Arci Puglia
Di seguito il testo del documento Arci Puglia consegnato alla Regione.
REDDITO DI DIGNITA’ IN PUGLIA
CONSIDERAZIONI E PROPOSTE DI ARCI PUGLIA
L’ultimo decennio ha visto nella nostra regione quasi triplicarsi il numero di cittadini che versano in una situazione di povertà assoluta. Spesso, nel senso comune, questo dato passa sotto traccia, mitigato da un diffuso e più generale sentore di crisi economica che, come sappiamo ha colpito nell’ultimo lustro la grande maggioranza dei Pugliesi e degli Italiani. Questo rende ancora più necessario tenere alta l’allerta per tutti coloro che non vivono semplicemente una condizione di impoverimento rispetto a standard pre-crisi, ma versano nella terribile condizione di mancanza di beni e servizi essenziali.
Per questa ragione l’ARCI in Puglia aderiva, lo scorso anno, alla Alleanza contro la Povertà insieme ad Acli, Caritas, CGIL-CISL-UIL, Confcooperative ed una serie di soggetti nazionali, sottoscrivendo la proposta fatta al Governo Nazionale dell’istituzione di un Reddito di Inclusione Sociale. A partire dal 1948, infatti, i Paesi europei sono andati dotandosi di misure contro la povertà assoluta, dalle quali restano di fatto ad oggi escluse solo l’Italia, la Bulgaria e la Grecia. La proposta prevedeva l’erogazione universale di un importo pari alla differenza tra soglia di povertà e reddito, inserito in un piano più generale di politiche della protezione sociale.
E’, quindi, naturale l’interesse e l’attenzione con cui noi oggi guardiamo al DDL approvato in Giunta Regionale sull’istituzione del Reddito di Dignità. Comprendiamo la ratio che connota le motivazioni e le caratteristiche dell’intervento così come descritto dal DDL pur ben sapendo che in ogni caso non si tratterà di una misura esaustiva considerato che la dotazione permetterà, nella migliore delle ipotesi, di raggiungere circa un quinto dei pugliesi in stato di povertà assoluta.
Il Reddito di Dignità è un intervento a carattere inclusivo ma, ovviamente, ben diverso da quello che i soggetti promotori della campagna “Miseria Ladra” intendevano quando lanciarono la petizione per un reddito di dignità molto più simile all’idea di reddito minimo o di cittadinanza. Tuttavia, comprendiamo, questa proposta nasce oggi ad un livello regionale di Governo e di questo bisogna tener conto; resta però indiscusso che per ARCI la piattaforma dalla quale non recedere è quella che porti ad un disegno nazionale di sostegno al reddito che poggi su dotazioni e platee di riferimento ben più ampie. Questo avverrà, speriamo, a partire da una armonizzazione di quanto prevederà la legge nazionale di stabilità 2016 con quanto al presente DDL e, fatto non trascurabile, con le risorse che in alcuni casi i Comuni prevedono per il sostegno al reddito.
Ci convince del DDL la capacità di intercettare fondi europei e nazionali, permettendo così la strutturazione dell’intervento pensato da subito con respiro pluriennale; ma bisogna essere ben vigili a che risorse per le politiche attive non si trasformino semplicemente in finanziamenti per percorsi formativi delle imprese. Le esperienze già maturate in questi anni, con gli interventi normativi di cui già la Regione Puglia si era dotata, vanno ripensate ed integrate con questa nuova proposta, evitando il rischio di sostituire la platea dei beneficiari anziché allargarla.
La filosofia di impianto del DDL poggia sul concetto, diffuso in diversi interventi di vari Paesi europei, di Conditional Cash Transfer. E’ vero, l’inclusione passa senza dubbio attraverso l’attivazione di percorsi concreti di formazione e di empowerment ai quali i beneficiari devono impegnarsi; tuttavia chiediamo di tenere alta l’attenzione, anche attraverso le antenne dei Sindacati e del III settore, affinché la legittima richiesta di adesione a percorsi formativi e tirocini non si traduca in obbligo a prestazioni per il pubblico o, peggio ancora, per il privato.
L’art. 1 del DDL prevede il coinvolgimento delle Associazioni, senza tuttavia un riferimento nelle azioni previste al successivo art.3. Rispetto a questo ci dichiariamo disponibili a costruire percorsi che vedano protagonisti i soggetti della promozione sociale. Salutiamo positivamente il ruolo riconosciuto al Forum del III settore sul tema della governance e del tavolo di partenariato, la cui declinazione organizzativa seguiremo con attenzione.
Ci convince molto meno l’impianto famigliare e non individuale del DDL, così come il carattere non continuativo della misura. Siamo infatti preoccupati del rischio che i più giovani nei nuclei beneficiari siano scoraggiati alla ricerca dell’autonomia. Ci preoccupa, inoltre, la difficoltà di accesso che potrebbe crearsi per le coppie di fatto, anche se stabili.
Attendiamo di comprendere meglio alcuni aspetti come ad esempio l’obbligo di adesione estesa all’intero nucleo famigliare del patto di inclusione attiva, circa il quale inoltre suggeriremmo dispositivi per la considerazione delle vocazioni e/o delle competenze. E, ancora, se il sostegno erogato si possa configurare come indennità senza ritenute ma al tempo stesso in grado di generare copertura previdenziale. Attendiamo, infine, di comprendere meglio se l’importo erogabile massimo di €600,00 è al netto del corrispettivo monetario del tirocinio e del voucher formativo.
Questo DDL può rappresentare un monito importante al governo centrale che sproni ad una maggiore spesa perché, come correttamente afferma la Caritas, «Il poco non è meglio del niente» e per questo Arci in Puglia conferma il suo impegno, se necessario, anche alla mobilitazione per quella che riteniamo una battaglia di civiltà.
Bari, 25/11/2015